L’età dei Florio: l’età felice delle Egadi

Un libro che non può mancare per gli amanti della storia favignanese e siciliana tutta oltre che dello stile liberty siciliano è “L’età dei Florio” di Sellerio Editore (1985). 

https://sellerio.it/it/catalogo/Eta-Florio/Giuffrida-Lentini/11337 

Nelle quasi 300 pagine di grande formato oltre alle splendide foto d’epoca una ricostruzione capillare dell’avventura di questa grande famiglia che ha stravolto la storia dell’economia siciliana dandole una precisa vocazione, che solo oggi dopo quasi 200 anni stiamo rivalutando, quale l’unica economia possibile, che sia in armonia con la natura e il territorio, proiettata nella nuova società. Ma  mentre la viticultura ha avuto un grande sviluppo soprattutto grazie a questi illuminati imprenditori, l’industria conserviera del tonno con la pur cruenta attività della tonnara che comunque rispetta i cicli riproduttivi di questa specie che tanto identifica la nostra tradizione gastronomica e culturale, non ha avuto lo stesso successo.

Uno dei primi argomenti del grande libro, che riporto in alcuni fondamentali paragrafi, è proprio rivolta al filo che lega questa famiglia alle isole Egadi e alle attività delle tonnare. In questi ultimi anni si è pensato ad una riattivazione della tonnara di Favignana grazie all’impegno di imprenditori siciliani ma gli equilibri economici europei, a volte distruttivi per alcune importanti realtà strettamente locali, non l’ha resa produttiva. Si spera in un futuro prossimo che divenga nuovamente uno dei fondamenti economici delle Isole Egadi, oggi esclusivamente rivolto al turismo.

In fondo alla lettura un video da me realizzato all’interno della tonnara Florio con Peppe Nue… chi è… scopritelo voi stessi !


L’industria conserviera del tonno

«Per privata scrittura del cinque ottobre milleottocentoquarantuno recognita per gli atti del notaro don Michele Tamajo da Palermo a sei dello stesso mese ed anno registrata detto giorno …i signori Pallavicino e Rusconi ingabellavano alla ditta Florio le due tonnare di Formica e Favignana con tutto l’apparato sì di terra che di mare che allora esisteva, casine, case, magazzini, fabbriche, pozzi, cisterne, acque e casette ossia magazzino esistente sotto le mura di Trapani, il tutto di pertinenza di dette tonnare senza nulla escludervi. Questa gabella procedeva per anni diciotto cioè nove di fermo e nove di rispetto da aver termine colla pescaggione dell’anno 1859 ».

Il 5 ottobre 1841 inizia così l’avventura dei Florio alle Egadi.

In effetti era una delle tante operazioni d’investimento di Vincenzo Florio a metà del 1800.

Il profitto delle tonnare nei decenni precedenti era notevole e quindi attratto dai facili guadagni Florio sperava di continuare a trarne vantaggi economici e ad incrementarlo.

Ma a quei tempi la conservazione del tonno non era in scatola e sotto olio ma solo sotto sale e si era sparsa la convinzione, errata, che andavano attribuite a tale prodotto le cause del frequente insorgere di fenomeni di scorbuto tra le ciurme delle navi che ne facevano largo uso.

Per questo motivo, proprio a Favignana, nacque dall’ingegno dei Florio il confezionamento sottolio di cui buona parte del prodotto da allora in poi venne commercializzato.

Fatti quindi i dovuti calcoli Vincenzo Florio finito il periodo di gabella nel 1859 ritenne opportuno non rinnovare con i Rusconi-Pallavicino il contratto in scadenza per la gestione delle tonnare e questi ultimi lo concessero in gabella per nove anni a Giulio Drago «proprietario e negoziante» nato e domiciliato a Genova per il canone annuo di quattromila onze siciliane.

Al momento in cui la ditta Florio consegnò le tonnare di Formica e di Favignana al Drago con atto rogato il 15 luglio 1859 dal notaio Gaspare Patrice di Trapani, apposite perizie accertarono che comunque un leggero incremento di rendita ci fu:

«Quindi si precisò nell’atto di consegna del totale complessivo il valore di stima secondo i prezzi convenuti e secondo l’uso ed il destino delle cose diverse esistenti nelle due tonnare, compresi anche i nuovi fabbricati [risultò ammontante] alla cifra di onze novemilacinquecentootto, tari 26 e grana 8. Or mettendo in confronto questo risultamento di valore attuale con quello consegnato al principio della gabella contenuto nell’inventario ed apprezzo del trentuno ottobre milleottocentoquarantuno in onze seimilaottocentoventicinque tari 22 grana 11 si ha una differenza di aumento di onze duemilaseicentoottantatrè, tari 3 e grana 17».

Giulio e Vincenzo Drago allo scadere della menzionata gabella ne ottennero il rinnovo per altri nove anni.

Ma la storia dei Florio alle Egadi non finisce certo qui e invece diventa più importante alla morte di Vincenzo, avvenuta nel 1868, quando Ignazio Florio erede a trent’anni (era nato a Palermo nel 1838) eredita «una fortuna valutata, secondo qualcuno che si provo a misurarla, in trecento milioni circa », e non aveva esitato ad acquistare in proprietà per la cospicua somma di lire 2.750.000 tutte quante le isole Egadi che il Demanio del Regno di Sicilia aveva precedentemente ceduto in vendita a titolo allodiale il 16 dicembre 1637 al genovese Camillo Pallavicini. Con la vendita il Pallavicini aveva acquisito: Favignana, Levanzo, Marettimo, le Formiche e i mari denominati San Vittore, delli Porci, Nubbia e Raisgerbi «col privilegio della esenzione di tutti i dazi che allora esistevano e di quelli che avrebbero potuto imporsi, e con altri estesi privilegi fra’ quali quello del mero e misto impero». L’isola di Marettimo e quella di Formica furono lasciate dal Pallavicini incolte e disabitate.

Quindi Marettimo era un’isola completamente disabitata ! A Levanzo invece fece realizzare un vigneto di 96.000 piante e costruire un magazzino e un palmento. Favignana fu resa coltivabile e quindi popolata; al momento dell’acquisto l’isola era un’arida pietraia di circa 19 chilometri quadrati priva di acqua, ma in alcune zone l’acqua salmastra di alcune pozze opportunamente filtrata poteva essere utilizzata. 

I Pallavicini, mediante costose opere di scasso, bonificarono buona parte del suolo di favignana che favorì il popolamento dell’isola. Nel contempo vi fecero costruire la chiesa parrocchiale e diversi magazzini; recintarono inoltre terreni destinati a giardini.

L’abitato si sviluppò a sud ovest della Cala Grande della costa settentrionale dell’isola attorno alla chiesa Madrice e tra i forti di San Leonardo e San Giacomo.

Ecco come il libro riporta la cessione dell’immensa proprietà:

Con atto del 7 marzo 1874 il marchese Giuseppe Carlo Rusconi per sé e per il fratello Francesco, il marchese Giacomo Filippo Durazzo Pallavicini, in qualità di procuratore della madre marchesa Teresa Pallavicini autorizzata dal marito, marchese Marcello Durazzo, vendettero «al Commendatore Ignazio Florio figlio del fu cavaliere senatore del Regno Vincenzo FIorio:

1° – Le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo, Formiche e loro tonnare e mari, coi titoli di nobiltà e relativi diritti di farsene investire.

I mari denominati di San Vittore, delli Porci, Nubbia e Raisgerbi coi relativi privilegiati diritti di privativa esistenti nella provincia e mari di Trapani tali quali furono dalla Real Corte venduti e trasferiti coll’atto del 16 dicembre 1637 e con altri atti sino all’ultima transazione del ventinove gennaro milleseicentosessantotto e successive conferme…

2° – Le case, casine, magazzini, giardini, flore, fabbriche, pozzi, cisterne ed acque esistenti nelle isole anzidette e nella città di Trapani inservienti alla abitazione di essi proprietari e persone di loro dipendenza ed all’uso delle tonnare compresi tutti i mobili che esistono dentro detti casamenti…

3° – Tutto il materiale che costitui[va] il corpo delle tonnare di Formica e Favignana e loro apparato sì di mare che di terra inerente al servizio delle stesse, cioè barche e barcacce, ancore, cordaggi, sartiame, reti, sugheri e quanto altro alle dette tonnare si appartene [va] .

4° – Tutta la terra libera o coltivata nelle dette isole, di cui non si trova[va] fatta dalla proprietà alcuna concessione perpetua… ».

Restava tuttavia ferma sino al 1877 la validità del contratto di fitto delle tonnare stipulato nel 1867 dai Rusconi-Pallavicini col genovese Vincenzo Drago.

Il prezzo dell’acquisto per complessive lire 2.750.000 venne pagato dal Florio in cinque rate, lire 500.000 al momento della stipula del contratto, e lire 562.500 da versare senza interessi il 30 novembre degli anni 1874, 1875, 1876, 1877, fatta salva la facoltà al compratore di versare tali somme prima della scadenza con lo sconto del cinque per cento.

Non v’è dubbio che dal consistente investimento di capitale effettuato con l’acquisto delle isole Egadi, che comportava la piena disponibilità delle tonnare, Ignazio Florio contava di ritrarre un congruo utile.

In realtà per il decennio 1878-1887 il capitale investito conseguirà la modesta rimunerazione del 2,54 per cento.

Tuttavia le 900 persone impiegate intorno agli anni Novanta nella pesca e nella preparazione del tonno comprovano che, superata la crisi del decennio precedente, l’investimento cui si è accennato si rivelerà redditizio e per il Florio e per l’economia Siciliana.

Ovviamente ho un pò narrato a parole mie le splendide pagine del libro, non me ne vogliano gli autori ma l’ho fatto esclusivamente a fini di divulgazione culturale. Di contro quando acquistai questo stupendo volume a 160 mila lire appena uscito non vedi l’ora di leggere la straordinari avventura dei Florio !

Giorgio De Simone

Chi va a Favignana non può esimersi dalla visita all’ex stabilimento Florio oggi bellissimo Museo e farsi un giro con il mitico Giuseppe Giangrasso, detto “Peppe Nue”, classe 1939 che da ex operaio della tonnara vi spiega e vi “cunta” come funzionava il tutto… entrerete come d’incanto per pochi ma emozionanti minuti nella Favignana dei Florio:

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